Le notti abbandonate

Mi ricordo ancora l’ultima volta che siamo stati vicini…le voci in sottofondo che si rincorrevano, mentre le pareti diventavano irrimediabilmente screpolate e il soffitto svaniva, lasciando intravedere un abbandono poco luminoso…inevitabile. Era inutile ancorarsi ai colori di quella rosa rossa silenziosa e timida, nata e raccolta per caso ed istinto…e sempre più sbiadita. Tu mi sentivi…ma forse, quasi sicuramente, non mi potevi vedere bene…ho pianto…sapevo che era inutile, ma ho pianto, anche se poco…ero un sognatore già allora…cioè…lo sono ancora…un inutile sognatore che ancora oggi, ogni giorno, inciampa sui detriti di attese improbabili…un sognatore perdente che si culla sui muri devastati e guarda in alto immaginando soffitti di fantasia come preludio all’ennesima disfatta…ma c’è poco da fare…sono fatto così…mi perdo a cercare…a rincorrere la leggerezza di una porta scardinata che si apre comunque…e vorrei continuare, vorrei carezzare le tue screpolature facendoti ascoltare l’esattezza del tempo che passa, per farti comprendere che qui sta il giusto o una sua forma, e non dove tutto si ferma in un apparente quanto inutile resistenza agli anni…anche quando piove, vorrei afferrare il nutrimento umido che l’acqua trattiene mescolandola ancora una volta ad un piccolo dolore lacrimoso…sogno. Ho le stelle di compagnia…le accendo e le spengo all’occorrenza…e se ne ho ancora bisogno le faccio ricomparire in trasparenza da dietro le nuvole nuove…